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   la fornitura e gestione di acqua e rifiuti.
Secondo l’analisi di Confartigianato, gli effetti del caro-energia non risparmiano il settore dei servizi, con 17 comparti sotto pressione a causa dell’escalation dei prezzi di energia elettrica,
gas e carburanti.
Si tratta del commercio di materie prime agricole e di prodotti alimentari, ristorazione, servizi di assistenza sociale residenziale, servizi di asili nido, attività sportive come piscine e palestre, parchi di divertimento, lavanderie e centri per il benessere fisico. A questi si aggiungono i settori del trasporto colpiti dall’aumento del costo del gasolio: dal trasporto merci su strada ai servizi di trasloco, taxi, noleggio auto
e bus con conducente, trasporto marittimo e per
vie d’acqua.
I rischi si estendono anche alla logistica, con attività come il magazzinaggio e le attività di supporto ai trasporti che subiscono pesanti rincari delle bollette per le attività di refrigerazione delle merci deperibili. A livello territoriale, la regione più esposta ai disastrosi effetti del caro- energia sull’occupazione delle piccole imprese è la Lombardia: sono a rischio 139mila aziende con 751mila addetti. Non va meglio per il Veneto dove a soffrire sono 77mila piccole imprese con 376mila occupati. Seguono a breve distanza l’Emilia- Romagna (72mila piccole imprese con 357mila addetti),
il Lazio (79mila imprese e 304mila addetti), il Piemonte con 62mila aziende che danno lavoro a 262mila addetti, la Campania
(77mila imprese con 240mila addetti), la Toscana con 63mila imprese e 228mila addetti, la Puglia (57mila piccole imprese e 177mila addetti) e la Sicilia (63mila imprese con 165mila occupati). Secondo il Presidente di Confartigianato Marco Granelli “rischiamo un’ecatombe di imprese. Servono interventi immediati ma anche altrettanto rapide riforme strutturali per riportare i prezzi dell’energia sotto controllo e scongiurare una crisi senza precedenti”. Tra le misure d’emergenza, Granelli indica “l’azzeramento degli oneri generali di sistema per luce e gas, la proroga e l’ampliamento del credito d’imposta sui costi di elettricità e gas per le imprese non energivore e non gasivore. Inoltre, va fissato un tetto europeo al prezzo del gas e va recuperato il gettito calcolato sugli extraprofitti, per non aggravare la situazione del bilancio pubblico”. Per il Presidente di Confartigianato, vanno anche sostenuti gli investimenti in energie rinnovabili e nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, in particolare per creare Comunità Energetiche
e per incrementare l’autoproduzione.
Tra gli interventi sollecitati dal Presidente di Confartigianato, anche la riforma della tassazione dell’energia che oggi tocca il 51% della bolletta e che penalizza con maggiori oneri proprio le piccole imprese che consumano meno, in barba al principio ‘chi inquina paga’.
AUMENTO DELLE ESPORTAZIONI
Volume export nel
2° trimestre 2022 a +2,5% vs ‘zerovirgola’ di Francia (+0,9%) e Germania (+0,3%)
L’inflazione sta gonfiando i valori monetari relativi ai ricavi dalle vendite e alle esportazioni. A giugno 2022 l’export sale del 21,2% rispetto un anno prima, combinazione di un aumento del 23,7% dei prezzi - espressi dai valori medi unitari calcolati dall’Istat - e di una flessione del volume dell’export del 2,1%.
Una crescita delle vendite
in valore a doppia cifra, quindi, nasconde un calo
dei volumi, causato dal rallentamento del commercio internazionale e dal prolungato clima di incertezze dopo l’invasione dell’Ucraina. Nonostante la flessione di giugno, nel complesso dei primi sei mesi del 2022 il volume delle esportazioni registra un aumento del 2,0%. Anche grazie al buon andamento del turismo, nel secondo trimestre del 2022 le esportazioni di beni e servizi valutate a prezzi costanti in Italia salgono del 2,5% rispetto al trimestre precedente,
a fronte della crescita ‘zerovirgola’ registrata in Francia (+0,9%) e Germania (+0,3%).
L’energia peggiora il saldo import-export
- Tra luglio 2021 e giugno 2022 il saldo del commercio estero dell’Italia è peggiorato di 66,9 miliardi di euro rispetto ai dodici mesi precedenti, di cui il 76,6% è determinato dall’aumento di 51,3 miliardi di euro della bolletta energetica, che arriva al massimo storico del 4,1%
del PIL.
I mercati
- L’analisi per i principali
mercati evidenzia un maggiore dinamismo dei volumi esportati in Messico con +18,3%, seguito da Corea del Sud con +9,9%, India con +8,2%, Regno Unito e Stati Uniti con +8,1%. Seguono la Spagna con +6,4%, risultando il mercato più dinamico dell’eurozona, Polonia e Turchia con +5,4%, Svizzera con +4,2%, Austria con +2,5%, Giappone con +2,2%, Sudafrica con +1,3%, Germania con +1,1%. Segno negativo per Francia (-0,2%) e Brasile (-2,1%), mentre si registrano forti cali per la
Cina (-15,8%) e la Russia (-27,0%), che arriva a -46,6% tra marzo e maggio (primi tre mesi di guerra).
Il cambio euro-dollaro
- A settembre prosegue il deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro, che riflette il più rapido orientamento deflazionistico della politica monetaria negli Stati Uniti.
Da maggio del 2021 si è avviata una forte svalutazione dell’euro, che a fine agosto 2022 scende sotto la parità, toccando il 5 settembre una quotazione di 0,9920 dollari per un euro, un valore che non toccava dal dicembre 2002. L’effetto, positivo, sulle esportazioni della svalutazione dell’euro è in parte assorbito dall’escalation dei prezzi all’importazione delle materie prime e dell’energia, prodotti che sono scambiati in dollari, in una fase in cui registrano una straordinaria turbolenza: a giugno 2022 i prezzi all’importazione di petrolio e gas in euro risultano più che raddoppiati (+108,1%) rispetto ad un anno prima.
 





































































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